Friday, May 18, 2007

Violenza sulle donne, l'Onu punta ancora il dito su Israele

di Giulia Francesca Panciera

La commissione delle Nazioni Unite per lo Status delle Donne nel mondo accusa Israele di violare i diritti delle donne palestinesi nei territori occupati, ignorando le atrocità commesse nella maggioranza dei paesi islamici o in Cina. Anche l’Unione europea vota una risoluzione che incontra il “no” dei soli Usa e Canada.

E’ Israele il Paese che, in tutto il mondo, tratta peggio le donne. Più degli stati dove vige la sharia e alle donne è vietato andare a scuola, lavorare, guidare l’automobile. Più di quei Paesi dove stupri etnici e aborti forzati sono all’ordine del giorno. E’ la sconcertante conclusione cui è giunta, anche quest’anno, la commissione delle Nazioni Unite per lo Status delle Donne nel mondo.

Istituita nel 1946, questa commissione ha come scopo ufficiale principale quello di valutare il progresso dell’uguaglianza dei diritti delle donne nel mondo in campo politico, economico e sociale. La commissione si riunisce ogni anno per dieci giorni, generalmente tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo, ed elabora raccomandazioni al Consiglio Economico e Sociale dell’Onu su problemi che richiedono interventi immediati.

Nella sua ultima sessione, la commissione ha individuato Israele come il solo stato al mondo in palese violazione dei diritti delle donne: quelle palestinesi nei territori occupati. La notizia stupisce proprio per quello strabismo a senso unico che caratterizza spesso le Nazioni Unite. Nel rapporto della Commissione, infatti, non si trovano, come sarebbe lecito aspettarsi, denunce relative alla situazione delle donne nel vicino Iran, lapidate a morte in caso di adulterio.

Non vengono menzionate – a puro titolo d’esempio - Giordania o Siria, dove il delitto d’onore è una prassi consolidata non punibile per legge. Nessun accenno alla Cina, che per mantenere a regime il controllo pianificato delle nascite non disdegna l’uso di sterilizzazioni o aborti forzati. Nemmeno una riga sul genocidio che sta devastando il Darfur, dove violenze sessuali e mutilazioni sono all’ordine del giorno.

La risoluzione, presentata dal Pakistan per conto del cosiddetto "Gruppo dei 77" – l’organizzazione intergovernativa formata dai paesi in via di sviluppo - più la Cina, è stata approvata incassando solo due voti contrari, quelli di Canada e Stati Uniti. Questi ultimi, spiegando la ragioni del loro dissenso, hanno sottolineato che “risoluzioni a senso unico” come questa, che ignorano le conseguenze dovute agli attacchi terroristici palestinesi ai danni delle donne israeliane, finiscono per limitare la capacità delle Nazioni Unite di svolgere un ruolo costruttivo in Medio Oriente.

La Germania, al contrario, a nome e per conto dell’Unione Europea, pur dichiarandosi “profondamente preoccupata” per l’impatto che la situazione nei territori occupati ha sia sulle donne palestinesi che su quelle israeliane, ha deciso di dare il proprio voto favorevole ad una risoluzione che, come ha sostenuto il rappresentante israeliano, altro non fa che sottolineare “il forte contrasto tra realtà e retorica” che regna alle Nazioni Unite.

© Confronto

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