di Giulia Francesca Panciera
L'alleanza tra sindaci americani che, con "Mayors against illegal guns", si batte per l'abolizione di un emendamento che limita l'accesso ad informazioni sensibili legate alle armi da fuoco. Ad un anno di distanza, la coalizione bipartisan continua a crescere raccogliendo adesioni da tutte le maggiori città degli Stati Uniti.
E’ l'argomento sulla bocca di tutti i politici americani dal 12 settembre 2001: è giusto limitare la privacy delle persone per garantire più sicurezza al proprio Paese? Il quesito se lo sono posto anche centinaia di sindaci americani che, aderendo a "Mayors against illegal guns", coalizione bipartisan di primi cittadini, si battono per chiedere ai membri del Congresso la modifica ad una legge che di fatto, in nome della privacy, rallenta e limita il lavoro delle forze dell'ordine nella quotidiana battaglia contro il traffico illegale delle armi. Ma sono in molti, a Washington, quelli che si oppongono alle loro richieste.
Dopo la tragedia al campus del Virginia Tech il confronto tra i due schieramenti si è fatto ancora più aspro. Nata un anno fa per iniziativa congiunta del primo cittadino di New York, Micheal Bloomberg, e di quello di Boston, Thomas Menino, l'organizzazione ha raggiunto un livello di adesioni tale da rappresentare, con i suoi sindaci, oltre 30 milioni di americani. Animati dall'interesse comune di stanare il traffico illegale di armi da fuoco e allarmati dall'aumento di omicidi nelle proprie cittá, chiedono l'abolizione del cosiddetto "Tiahrt Amendment".
L'emendamento, che prende il nome del deputato repubblicano del Kansas, Todd Tiahrt, che lo propose, limita non solo l'accesso, ma anche l'uso, da parte di forze dell'ordine ed amministrazioni locali, dei dati sulle armi da fuoco in possesso dell'ATF (Bureau of Alcohol, Tobacco, Firearms and Explosives, l'ente federale americano che regola, tra le altre cose, la vendita ed il possesso di armi ed esplosivi). Se queste restrizioni vengono giustificate, da un lato, dalla tutela della privacy dei possessori di armi, dall'altro hanno un effetto deleterio per i tutori della legge, limitandone il campo investigativo e giudiziario.
Come sottolineato più volte da Bloomberg, una lezione che gli Stati Uniti avrebbero dovuto imparare dagli attacchi dell'11 settembre è proprio "la necessità di dialogo tra le varie forze di polizia". La recentissima strage al Virginia Tech, il campus universitario nella quale hanno perso la vita 32 studenti, non ha fatto altro che ricordare nel modo più tragico come lo scambio di informazioni tra i vari organi federali sia vitale. A causa dei suoi problemi mentali, infatti, il killer Seung-Hui Cho era stato giudicato "pericoloso per sé stesso".
Questa speciale sentenza, emessa nel 2005, lo avrebbe inserito tra l'elenco di persone al quale sarebbe stato proibito l'acquisto di armi su tutto il territorio americano. Purtroppo il suo nome non è mai stato trasmesso alle autoritá statali o federali, impedendo quindi i dovuti accertamenti. Una bugia sul suo stato di salute mentale e poche centinaia di dollari hanno dato infatti la possibilità al giovane psicopatico di acquistare legalmente le armi e le munizioni necessarie per portare a termine il massacro premeditato.
© Confronto
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