Nonostante le critiche di chi lo accusi di usare la tragedia dell’11 settembre per fini elettorali (un piccolo esempio qui), Rudy Giuliani sembra non avere rivali quando si parla di sicurezza.
Alla domanda “se gli Stati Uniti fossero colpiti da un altro attacco terroristico, vi sentireste più a vostro agio con Hillary Clinton o Rudy Giuliani come presidente?”, gli americani in questo sondaggio (punto 53 ndGNY) hanno risposto cosi’.
Giuliani 50%
Clinton 36%
Da notare, la risposta data dagli intervistati che si sono identificati come democratici. Ben il 28% di loro preferirebbe comunque Giuliani alla Clinton. Al contrario, solo il 12% dei repubblicani avrebbe scelto Hillary al posto dell’ex sindaco di New York.
Anche tra gli indipendenti, ovvero quelli che non si identificano né col partito repubblicano né con quello democratico, Giuliani conquista la fiducia più alta con un 47%, contro il solo 28% di Hillary Clinton.
Friday, September 14, 2007
Wednesday, September 12, 2007
Tuesday, September 11, 2007
La parabola della Farkas
Alessandra Farkas, corrispondente da New York del Corriere della Sera, ha incensato i suoi lettori con “La parabola di Giuliani”. L’articolo, a pagina 4 del Corriere di oggi, rappresenta uno dei piu’ splendidi esempi di invettiva pro Hillary "made in Italy". Il pezzo, confezionato ad arte per mescolare le carte in tavola ed offrire una prospettiva della realta’ completamente errata, trasuda faziosita’ ad ogni riga.
Se e’ vero, come dice la Farkas, che “il mito dell’ex sindaco di New York Rudy Giuliani fa acqua da tutte le parti”, potrebbe almeno trovare una spiegazione plausibile ai sondaggi che vedono Giuliani, indisturbato, sempre in testa alla classifica. Al contrario preferisce nascondersi dietro il New York Times o il New Yorker, quotidiani noti per avere nei confronti dei repubblicani, la stessa obiettivita’ che Repubblica ed il Manifesto hanno nei confronti di Berlusconi.
“Contro di lui si sono gia’ scagliati pompieri, poliziotti, medici” continua la Farkas, non menzionando ovviamente tutte quelle associazioni tra le forze dell’ordine, che si sono apertamente schierate a favore di Giuliani.
Se New York Times e New Yorker non fossero abbastanza per sostenere la teoria “Rudy non e’ piu’ sindaco d’America” ecco spuntare un sondaggio. Gallup? Rasmussen Reports? Cnn? No. Niente di tutto cio’. L’analisi offerta e’ quella di “Salon.com”, noto per le sue posizioni ultra liberal, che la giornalista cita per supportare l'idea che Giuliani usi "la tragedia per fini elettorali'. Il magazine on line “ha calcolato che dopo gli attentanti, Giuliani passo’ sul luogo della strage appena 29 ore, contro ben 58 ore spese allo stadio della sua squadra del cuore: gli Yankees”.
Oggi pero', a differenza di tutti i websites dei papabili candidati alle presidenziali del 2008, sia repubblicani che democratici, quello di Rudolph Giuliani e’ - per usare una metafora - a mezz’asta.
Io la chiamo lezione di stile. La Farkas la definirebbe certamente “manipolazione del dolore”.
Se e’ vero, come dice la Farkas, che “il mito dell’ex sindaco di New York Rudy Giuliani fa acqua da tutte le parti”, potrebbe almeno trovare una spiegazione plausibile ai sondaggi che vedono Giuliani, indisturbato, sempre in testa alla classifica. Al contrario preferisce nascondersi dietro il New York Times o il New Yorker, quotidiani noti per avere nei confronti dei repubblicani, la stessa obiettivita’ che Repubblica ed il Manifesto hanno nei confronti di Berlusconi.
“Contro di lui si sono gia’ scagliati pompieri, poliziotti, medici” continua la Farkas, non menzionando ovviamente tutte quelle associazioni tra le forze dell’ordine, che si sono apertamente schierate a favore di Giuliani.
Se New York Times e New Yorker non fossero abbastanza per sostenere la teoria “Rudy non e’ piu’ sindaco d’America” ecco spuntare un sondaggio. Gallup? Rasmussen Reports? Cnn? No. Niente di tutto cio’. L’analisi offerta e’ quella di “Salon.com”, noto per le sue posizioni ultra liberal, che la giornalista cita per supportare l'idea che Giuliani usi "la tragedia per fini elettorali'. Il magazine on line “ha calcolato che dopo gli attentanti, Giuliani passo’ sul luogo della strage appena 29 ore, contro ben 58 ore spese allo stadio della sua squadra del cuore: gli Yankees”.
Oggi pero', a differenza di tutti i websites dei papabili candidati alle presidenziali del 2008, sia repubblicani che democratici, quello di Rudolph Giuliani e’ - per usare una metafora - a mezz’asta.
Io la chiamo lezione di stile. La Farkas la definirebbe certamente “manipolazione del dolore”.
Monday, September 10, 2007
Friday, September 7, 2007
Bush a Sydney - evoluzioni pacifiste
Thursday, September 6, 2007
Fred Thompson is (officially) in
Mentre Fred Thompson, dopo aver sondato il terreno per mesi (e mesi) si preparava ad ufficializzare la propria candidatura anche al "Tonight Show with Jay Leno", Fox News trasmetteva dal New Hampshire il "Republican Presidential Primary Debate".
Alla domanda "chi ha fatto la mossa piu' intelligente, voi che siete qui e che siete scesi in campo da tanto tempo, o il senatore Thompson?" Mike Huckabee, Ron Paul, John McCain, Mitt Romney e Rudy Giuliani hanno risposto cosi'.
Alla domanda "chi ha fatto la mossa piu' intelligente, voi che siete qui e che siete scesi in campo da tanto tempo, o il senatore Thompson?" Mike Huckabee, Ron Paul, John McCain, Mitt Romney e Rudy Giuliani hanno risposto cosi'.
Wednesday, September 5, 2007
I pacifisti vietano ai democratici di usare occhi e cervello
A chi crede ancora nel concetto che la sinistra americana sia libera, slegata da interessi di democratica bottega, ma soprattutto che l’ipocrisia sia tutta a destra e che i repubblicani siano tutti lobotomizzati dalla Casa Bianca, basta un click qui. Opinion Journal ci regala una retrospettiva interessante che dipinge, in modo inequivocabile, il concetto di personal opinion che regna nel partito democratico. O meglio, a cosa vadano incontro gli eletti nelle file democratiche, quando osino elaborare concetti non in linea col partito.
La vittima e’ Brian Baird, Congressman democratico dello stato di Washington, reo di avere usato toni positivi parlando della guerra in Iraq, ma soprattutto di aver considerato il ritiro delle truppe americane un errore.
“Da democratico che ha votato contro la guerra” si legge in un comunicato “sono convinto, prove alla mano, che la situazione abbia cominciato a cambiare sostanzialmente in meglio”. E ancora “in questo momento non dobbiamo ritirare o bloccare i finanziamente alle nostre truppe”.
Apriti cielo. La reprimenda arriva a distanza di pochi giorni dal movimento MoveOn.org, con un il video ad hoc trasmesso nel distretto elettorale del politico (per sputtanarlo meglio di fronte ai propri elettori). Il filmato e’ corredato da un'allettante introduzione “Abbiamo un nuovo spot che sfida Baird ed il suo sostegno alla guerra in Iraq”. Ma il video e’ la solita tiritera. La presenza degli americani in Iraq “e’ sbagliata, immorale, irresponsabile”. Nessuna analisi, nessuna critica mirata. Niente di niente. Il messaggio pero’ e’ chiarissimo: per i pacifisti è vietato ammettere che in Iraq l'esercito americano sta compiendo progressi. Per loro, l'unico democratico buono è quello che chiude gli occhi dinanzi all'evidenza e ha mandato il cervello all'ammasso.
La vittima e’ Brian Baird, Congressman democratico dello stato di Washington, reo di avere usato toni positivi parlando della guerra in Iraq, ma soprattutto di aver considerato il ritiro delle truppe americane un errore.
“Da democratico che ha votato contro la guerra” si legge in un comunicato “sono convinto, prove alla mano, che la situazione abbia cominciato a cambiare sostanzialmente in meglio”. E ancora “in questo momento non dobbiamo ritirare o bloccare i finanziamente alle nostre truppe”.
Apriti cielo. La reprimenda arriva a distanza di pochi giorni dal movimento MoveOn.org, con un il video ad hoc trasmesso nel distretto elettorale del politico (per sputtanarlo meglio di fronte ai propri elettori). Il filmato e’ corredato da un'allettante introduzione “Abbiamo un nuovo spot che sfida Baird ed il suo sostegno alla guerra in Iraq”. Ma il video e’ la solita tiritera. La presenza degli americani in Iraq “e’ sbagliata, immorale, irresponsabile”. Nessuna analisi, nessuna critica mirata. Niente di niente. Il messaggio pero’ e’ chiarissimo: per i pacifisti è vietato ammettere che in Iraq l'esercito americano sta compiendo progressi. Per loro, l'unico democratico buono è quello che chiude gli occhi dinanzi all'evidenza e ha mandato il cervello all'ammasso.
Tuesday, September 4, 2007
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